Che cos’è Napoolyn?
Una conversazione con il founder del movimento Hip Hop napoletano del 2011
Tempo fa pubblicai un video di Geolier, all’epoca Manu Beat, che faceva freestyle sulle note di Int ‘o rione dei Co’ Sang in una stanzetta come tante. In questo video, dietro di lui, un ragazzo molto più grande fa una linguaccia ed una capriola su un letto. Chissà chi è questo tizio, pensai. Un parente, un fratello? Poco dopo un amico mi scrisse dicendomi che avrei dovuto assolutamente conoscere quel tizio il cui nome è Claudio Granucci.
Io, che sono del ’99, non ho avuto modo di vivere Napoolyn, Napoli come Brooklyn, il progetto fondato da Claudio per la promozione della cultura hip hop di Napoli nel 2011.
Ma definire Napoolyn così è davvero riduttivo: Claudio ha organizzato eventi per ragazzi e bambini, freestyle, parties e tanto altro, con l’unico obiettivo di unire i quartieri di Napoli nell’amore dell’Hip Hop senza nessuna frontiera. Granucci è stato un vero proprio mecenate made in Napoli che ha fatto tantissimo per la città (e purtroppo si è visto tornare indietro molto poco, se non niente. Ma ehi, questa è una storia ancora non scritta).
Claudio ha una mentalità super aperta, è un piacere parlargli, ha una visione fresca e visionaria. Per cui, su consiglio del mio amico Gianlorenzo, l’ho intervistato. Qui in basso troverete il nostro scambio, svoltosi davanti ad un caffè americano (a Claudio piace così, poi capirete perché).
Sono venuta a conoscenza del tuo progetto Napoolyn grazie ad un vecchio video freestyle di Geolier visto su Youtube. Il video recitava "ManuBeat Napoolytan Talent". Potresti raccontarci come nasce il tuo progetto?
Napoolyn nasce da una proiezione dell’oltreoceano di un ragazzo nato nella periferia Nord. Un modo di andare oltre l’idea di crescere chiuso nelle tradizioni di quartiere e di spingersi altrove. Era tra l’altro in un momento difficile e di rinascita, l’altra parte di Gomorra. Le storie di New York raccontate dal Rap erano quelle che vivevo. La creatività poi ha fatto la sua parte.
Nella descrizione del video c’è scritto: “Crediamo nelle capacità di tutti noi, crediamo che è giunto il momento di prenderci quello che ci spetta”. Le tue parole sono quasi profetiche se pensiamo a Geolier. In che modo hai conosciuto Emanuele?
Ho conosciuto Emanuele tramite alcuni ragazzi del quartiere che sapendo del mio progetto più volte mi dicevano che c’era un ragazzino che amava il rap. Geolier è stata assolutamente non una profezia ma una destinazione sulla quale prima o poi dovevamo arrivare. È stato il mio desiderio durante i miei 23 anni. Oggi ne ho 33. Volevo far capire al mio quartiere che il posto dove nasci e cresci non determina la tua vita, nonostante io stessi combattendo contro questi pregiudizi sin da piccolo. Essere nati nella periferia nord di Napoli ti etichettava alla criminalità nel 90% dei casi. Dovevo rompere quella catena. Con Emanuele la forza e la speranza della cultura ha vinto con la musica.
Sei stato ambasciatore della cultura napoletana a New York. Potresti dirci di più di questa esperienza?
È stata un esperienza unica costatami 5 anni di puro mecenatismo ed anche di volontariato svolto nella città di Napoli non solo nel giro della cultura Hip Hop. Come e di mio solito non mi basta immaginare le cose e non mi basta ascoltare storie che arrivano via terzi, mi piace toccare con mano ed essere sul posto. Posso solo dirti che ho conosciuto persone vicino a 2pac e Notorious, ho capito di più della cultura, riascoltato tutti gli album che hanno formato il mio grado culturale in adolescenza ed ovviamente studiato e vissuto il tessuto sociale, culturale sul posto. Lavoro in ufficio a Manhattan e freestyle rap nei corner di Brooklyn nel quartiere di B.I.G. What else?
Come credi sia cambiata la scena Hip Hop napoletana da ieri a oggi?
La vera scena Hip Hop napoletana in realtà credo non sia mai cambiata, alcuni ragazzi continuano a spingere ed ovviamente a volte credo alcuni si sentono sconfitti quando non vedono mai arrivarci dei risultati importanti come quelli di Geolier a livello finanziario. L’Hip Hop ha una vera e propria definizione culturale e molti hanno tanto da dire ma nel suo nocciolo l’Hip Hop è una rivoluzione basata sul “savage behaviour”. L’Hip Hop ha dato modo di integrarsi e di addomesticare quell’animale selvaggio che si portano dentro le persone quando si sentono chiuse in gabbia. (Ovviamente il Rap dai miei studi perfino risale alla Grecia e Roma quando i soldati e non solo utilizzavano fraseggiare in rima poesie). Anyway, la scena a Napoli non credo sia cambiata molto, prima era molto più spinta e di ispirazione all’Europa intera, basta pensare alla Double B Rockers ancora attiva dal 1997 che ha portato Napoli in Europa e nel mondo grazie all’Hip Hop e la fusione di cultura a Napoli.
Potrete scoprire di più sulla storia di Napoolyn e di Claudio su un sito/racconto super visionario fatto da lui: www.napoolyn.com. Enjoy!
Un giovane Claudio fotografato da Nello Esposito. Adesso ha una barba lunga 1km e sembra Gesù. Crede molto in Dio quindi spero che questo commento non lo offenda. Tvb Claudio!
La puntata di oggi è dedicata a Pasquale Caso. Ti voglio bene, ovunque tu sia.